Si preannuncia una vera e propria rivoluzione nel campo dell’
elettricità, con la riforma che promette una
bolletta più conveniente per le
famiglie numerose.
L’Autorità per l’energia ha emesso un d
ocumento di consultazione a seguito del
decreto legislativo 102/2014 (di recepimento della Direttiva europea 27/ 2012 sull’efficienza energetica), il quale chiedeva all’Aeegsi di eliminare la progressività dei servizi di rete.
Il sistema attuale è in vigore da più di quarant’anni e con il passare del tempo ha messo in evidenza le proprie debolezze, con penalizzazione in particolare delle famiglie più numerose: la logica progressiva determina infatti un incremento dei costi a fronte di un aumento del consumo energetico.
Il documento diffuso dall’Autorità propone una soluzione con applicazione di
tariffe di rete uguali per tutte, anziché progressive, applicate con un corrispettivo fisso annuale sulla potenza impegnata e sui consumi effettivi; gli oneri generali verrebbero invece calcolati per il 50% in base alla potenza e per il 50% in base ai consumi, con una differenziazione tra residenti e non residenti.
La soluzione prospettata comporterebbe
benefici maggiori per gli utenti residenti che impiegano una potenza fino a 6kW e consumano fino a 6.000 kWh, mentre i costi resterebbero pressoché invariati per gli utenti residenti con una potenza impiegata fino a 3kW e consumi pari a 2.700 kWh. I costi aumenterebbero invece per i residenti con potenza impiegata di 3kW e consumi fino a 1.500 kWh e per i clienti non residente con consumi fino a 900 kWh.
Nell’ottica dell’Autorità, la modifica dovrebbe anche incentivare le
fasce a minor consumo a passare a soluzioni alternative di efficienza energetica. Secondo i più
scettici, tuttavia, la rivoluzione prospettata non farà altro che aumentare la forbice tra redditi alti e redditi bassi, mentre le famiglie potrebbero non godere più delle detrazioni fiscali dell’
Ecobonus per rendere la propria casa sostenibile.
La riforma è ancora in via di definizione e richiederà comunque un periodo di
tre anni prima di entrare effettivamente in vigore.